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L’Arco Calabro Peloritano (ACP) è stato interpretato come un frammento di catena alpina, sovrascorso sulla catena appenninico-maghrebide; in particolare l’evoluzione del Mediterraneo centrale è caratterizzata dalla migrazione verso sud-est dell’ACP nel corso dell’Eocene, il quale sovrascorre al di sopra della porzione settentrionale della placca africana e dei suoi promontori.

Tali promontori comprendono il blocco apulo a nord, il quale fa parte della parte della placca Adria e il blocco ibleo a sud, il quale è un promontorio della placca africana.

Tra questi due elementi si trova il bacino ionico, il quale si è formato probabilmente nel corso del Giurassico (Van Dijk et Al., 2000).

 

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Fig. 1: Collocazione dell’Arco Calabro-Peloritano all’interno del Sistema appenninico-maghrebide (Amodio-Morelli et Al., 1976).

 

L’Arco Calabro Peloritano è stato differenziato in due distinti settori che vengono a contatto lungo un allineamento strutturale, poco a sud di Catanzaro, che da Capo Vaticano, attraverso la valle del Fiume Mesima, si estende fino a Soverato: il settore settentrionale e il settore meridionale dell’ACP.

Il settore settentrionale si estende dal lineamento tettonico di San Gineto fino all’allineamento Capo Vaticano-Soverato (Amodio-Morelli et Al., 1976) ed è costituito essenzialmente da: (1) rocce carbonatiche di età mesozoica appartenenti alla catena appenninica e affioranti all’interno di finestre tettoniche, che nel complesso prendono il nome di “ Unità Appenniniche”; (2) rocce metamorfiche di basso grado derivanti dal dominio del Bacino Ligure-Piemontese e comprendenti sequenze ofiolitifere, che nell’insieme costituiscono il “Complesso Liguride”; (3) rocce derivanti da un basamento cristallino-metamorfico di età ercinica, caratterizzato localmente da una copertura sedimentaria di età mesozoica, che nell’insieme prendono il nome di “Complesso Calabride” (Van Dijk et Al., 2000).

Il settore meridionale dell’ACP si sviluppa invece a sud dell’allineamento Capo Vaticano-Soverato fino al lineamento tettonico di Taormina e comprende quindi le Serre, l’Aspromonte ed i Monti Peloritani.

Tale settore è rappresentato essenzialmente da una serie di coltri costituite da rocce granitiche e metamorfiche, con locali coperture sedimentarie di età meso-cenozoica, che si sono accavallate sulle unità sedimentarie della catena maghrebide siciliana (Tortorici, 1982).

Matteo Montesani

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Note Bibliografiche:

  • Amodio-Morelli L., Bonardi G., Colonna V., Dietrich D., Giunta G., Ippolito G., Liguori V.,Lorenzoni S., Paglionico A., Perrone V., Piccarreta G., Russo M., Scandone P., Zanettin-Lorenzoni E., Zuppetta A. «L’Arco Calabro Peloritano nell’Orogene Appenninico-Maghrebide.» Memorie della Società Geologica Italiana 17 (1976): 1-60.
  • Tortorici L. «Lineamenti geologico-strutturali dell’arco calabro- peloritano.» Soc. Ital. Miner. Petrol 38 (1982): 927-940.
  • Van Dijk J.P., Bello M., Brancaleoni G.P., Cantarella G., Costa V., Fri-xa A., Golfetto F., Merlini S., Riva M., Torricelli S., Toscano C., Zerilli A. «A regional structural model for the northern sector of the Ca-labrian Arc (southern Italy).» Tectonophysics 324 (2000): 267–320.

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