Il Parco Nazionale della Sila:
è stato istituito con D.P.R. 14/11/2002 (Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.ro 63 del 17/03/2003) e contemporaneamente è stato istituito l’Ente di gestione. Ricomprende i territori già ricadenti nello “Storico” Parco Nazionale della Calabria (1968) che cessa di esistere.
Tutela aree di rilevante interesse ambientale, in Sila piccola, Sila grande e Sila greca, per complessivi 73.695 ettari, in:
- 21 Comuni
- 3 Provincie della Regione Calabria.
All’interno del Parco vi si trovano 3 dei 6 bacini artificiali presenti sull’altopiano silano e la sua superficie boschiva è molto ampia, tant’è che fra i Parchi nazionali italiani è quello con la maggior percentuale di superficie boscata, circa l’80% del totale, costituita principalmente da faggete e pinete del tipico pino silano, il Laricio. Ampie sono le vallate che si aprono lungo le dorsali del Parco ove è praticata la pastorizia, con forme di transumanza ed alpeggio che resistono tutt’oggi, e l’agricoltura legata soprattutto alla coltivazione della patata della Sila I.G.P..
La storia del Parco nazionale della Sila ha una storia legislativa lunga quasi un secolo, già nel 1923 si discuteva della:
« …necessità di un parco nazionale in Calabria, che abbia come centro la Sila e si irradi a comprendere le zone che le sono attorno è oggi improrogabile. Non si tratta soltanto di conservare le tracce del primo manto boschivo che ebbe l’Italia, la cosiddetta “Silva”, ma la fauna, la flora e la natura geologica di quel magnifico massiccio dell’Appennino con le linee di paesaggio che non hanno eguali al mondo… » |
(Antonino Anile, deputato calabrese, disegno di legge per l’Istituzione di un parco nazionale in Sila, 1923) |
Purtroppo il disegno di legge, a differenza degli altri due D.L. che erano riusciti a portare all’istituzione del Parco nazionale del Gran Paradiso e di quello dell’Abruzzo, non riuscì a completare il suo iter, finendo per decadere. Le necessità dell’istituzione di un parco nazionale erano poggiate sulla difficile situazione che le foreste silane vivano sin dalla fine del 1700, devastate a più riprese da atti di usurpazione delle aree demaniali perpetrate da privati, pronti a disboscare le terre per metterle a coltura.
Tutto ciò generò un pesante conflitto sociale che spesso sfociava in atti incendiari verso lo stesso bosco, ritenuto esso stesso “ladro di terra” da parte dei contadini e pastori, atti dolosi così gravi da far intervenire il governo centrale che inviò in varie occasioni funzionari statali per prendere atto e visione dei danni perpetrati al bosco e per mitigare le tensioni sociali. Anche se in realtà forme di avversione da parte di agricoltori e contadini ed in particolare da parte di gruppi di ordini religiosi differenti, avvennero già dal 1200 quando monaci dell’ordine basiliano si sentirono depredati dai monaci florensi ai quali furono donati ampi territori silani.
Grosse opere di disboscamento avvennero poi ad inizio secolo scorso da parte di grandi industrie boschive straniere, che fecero risaltare anche nelle alte sfere politiche il problema della salvaguardia delle foreste silane: questo momento è ritenuto l’inizio simbolico della pratica istituzionale del Parco della Sila.